Anatomia di un insulto


Chiariamoci subito: farsi salire il sangue al cervello e reagire con aggressività verbale non è mai una buona idea. L’insulto andrebbe evitato. Sempre. E su questo siamo tutti d’accordo.

Purtroppo in quanto esseri umani capita di farsi prendere dalla foga e utilizzare un linguaggio poco forbito. È capitato a chiunque, fosse anche solo fra le mura domestiche guardando una partita o ascoltando un politico parlare.

Analizziamo ora brevemente l’insulto. Qual’è il suo obbiettivo? Tendenzialmente servirebbe a denigrare la controparte facendola sentire offesa. È il caso che faccia un elenco delle parole utilizzabili? Preferisco lasciare che sia l’Albertone nazionale, con la sua intramontabile ironia, ad analizzare nei dettagli il tipico insulto italiano!

Diciamolo una volta per tutte in modo chiaro: l’insulto non è necessariamente sintomo di discriminazione sessuale o razziale. A volte si. Altre no: è “semplicemente”…un insulto! Punto.

Per quanto riguarda l’episodio Sarri-Mancini sono convinto che i presunti termini utilizzati non abbiano scosso alcuni omosessuali per la cosa in sé, bensì che si tratti dell’ennesima goccia dell’ennesimo vaso che trabocca. Se le discriminazioni omosessuali fossero un lontano ricordo e non così radicate – al punto che uno sportivo di alto livello in qualsiasi sport ha diverse remore a dichiarare i propri gusti sessuali – tale episodio avrebbe suscitato molto meno scompiglio.

Se avere gusti diversi da quelli eterosessuali porta a casi di mobbing sul lavoro, emarginazione nello sport e altre conseguenze poco piacevoli, anche un semplice insulto può dare molto, molto fastidio.
L’insulto in sé, in quanto tale, lascia il tempo che trova. Diventando spunto per una polemica così accesa dimostra inequivocabilmente che siamo ancora ben lontani (anche in Italia) da quella égalité che con cui, fino a poco tempo fa’, prendevamo a bastonate sulla testa i Francesi per la questione immigrazione.

Un pensiero riguardo “Anatomia di un insulto

  1. Ho giocato a pallone a livello agonistico per anni, se pur a livelli bassi, e di insulti su parenti ed in special modo madri e sorelle (mogli per i sposati) ce ne scambiavamo a bizzeffe. Devo dire che però dare del “frocio” a un avversario non era consigliabile, ed infatti non si faceva. Anche nell’insulto c’era una qualche regola non scritta per cui certi limiti non si passavano. Certo che è desolante constatare che a distanza di trenta e passa anni a qualcuno venga in mente di insultare un avversario dandogli del finocchio. Una regressione mica da poco… se sfoglio gli album Panini che avevo da ragazzo, non mi viene in mente nessun allenatore al quale sarebbe capitato. Ha ragione Mancini, secondo me: con certa gente non miglioremo (il calcio, ma non solo) mai.

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