Diritto/dovere di (NON) votare


C’è chi ha il diritto di votare. E poi c’è chi avrebbe il dovere di non farlo.

David Harsanyi ha espresso un concetto che ha stimolato la critica del homo politicamente correctus, condizione già sufficiente per renderlo degno di essere valutato! Qui puoi trovare l’articolo originale apparso sul Washington Post.

Ho deciso di tradurlo liberamente adattandolo al contesto italiano.

{Inizio traduzione}

Non ci sono mai state così tante persone tanto ignoranti a prendere importanti decisioni che hanno ripercussioni su tutti noi.

Chiunque può rendersi conto di come il più grosso problema delle prossime elezioni [e del prossimo referendum – ndt] non sono le lobby, i sindacati, i media o i grandi investitori che finanziano le campagne.

Bensì sei tu, elettore italiano.

Eliminando la sconsideratezza di milioni di irresponsabili che non si prendono neanche la briga di comprendere i più basilari meccanismi della Costituzione o le proposte e la storia dei propri candidati preferiti, saremmo in grado di mitigare l’incoscienza dell’elettorato.

No, non dobbiamo costruire barriere fisiche ai seggi. Rendiamo anzi le elezioni più accessibili a tutti, assumiamo più scrutatori, snelliamo il processo di registrazione, aumentiamo le pubblicità che stimolino il maggior numero di astenuti in modo da far loro prendere a cuore il diritto/dovere civile di votare.

Allo stesso tempo ricordiamoci di come votare il candidato che ha prodotto lo spot migliore, sia in realtà un obbligo alquanto sopravvalutato in democrazia.

Se non hai la più pallida idea di cosa stia succedendo intorno a te, ricordati che hai anche il dovere civile di evitare di far ricadere la tua ignoranza su tutti gli altri cittadini.

Purtroppo di te non possiamo fidarci.

Quindi:

  • se è vero che il voto è un rito consacrato della democrazia, la società può permettersi di avere un minimo di pretese nei confronti dei votanti;
  • se la cittadinanza è così sacra, allora sarebbe giusto aspettarsi da un potenziale votante un livello di conoscenza e coscienza almeno pari a quella richiesta al potenziale cittadino.

Sottoponiamo dunque il votante ad un test.

{Fine traduzione}

Viene qui proposto da Harsanyi come test quello per ottenere la cittadinanza statunitense. L’articolo prosegue con alcune cifre che dimostrerebbero come, ad esempio, il 30% dei votanti statunitensi non conosca nemmeno il nome del Vice Presidente USA.

Una domanda rimane: siamo sicuri che il suffragio universale favorisca effettivamente la democrazia e non i candidati che semplicemente sanno vendersi meglio anche se privi di una visione a lungo termine per il futuro del paese?

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