Ancora non ci siamo.
Lo ripeterò finché avrò fiato: uomini e donne sono diversi. NON siamo uguali. La parità dei sessi non può e non deve esistere. Avere gli stessi diritti è una cosa; pensare di avere le stesse esigenze, gli stessi punti di forza o le stesse debolezze è un’idiozia.
Lo spunto per scrivere questo breve inciso mi è venuto perché sto iniziando a leggere il testo della riforma costituzionale che dovremo votare al referendum. Non ho ancora un’opinione a riguardo. In compenso ho trovato questa frase: Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. La discriminante quindi non è la capacità di una persona, ma il suo sesso.
Il perbenismo e il politicamente corretto cercano di farsi strada utilizzando termini di cui neanche conoscono il vero significato come uguaglianza o diritto. Questi due mostri rischiano anche di contaminare una delle lingue più belle al mondo con neologismi che scavalcano qualsiasi regola grammaticale e lessicale. Sono così nati aborti linguistici come sindaca, ministra, assessora e altri ancora. Questa è uguaglianza di genere? Bene, allora voglio anche autisto, farmacisto, baristo.
È interessante notare come scrivendoli, il correttore automatico riconosca i primi e mi segni in rosso i secondi. La contaminazione è più avanzata di quel che credessi.
Vogliamo parlare delle quote rosa? Già fatto! in questo articolo.
Esiste un unico modo di dare le stesse opportunità a tutti e creare uguaglianza a prescindere dal sesso, dalla razza o dalla religione: meritocrazia. Se sei bravo in ciò che fai è giusto che tu abbia più responsabilità. Punto.
Tutto il resto è tempo perso a favore di falegnameria cerebrale (espressione più educata di “seghe mentali”) completamente inutile.
Un pensiero riguardo “Lunga è ancora la strada”