Premessa: questo articolo fa riferimento ad argomenti datati (perché ormai qualcosa accaduto neanche 2 anni fa è già nel trapassato remoto della nostra memoria).
Ti ricordi le manifestazioni a sostegno della libertà di stampa dopo l’attentato a Charlie Hebdo?
Quando poi lo stesso giornale ha pubblicato delle vignette sul terremoto del centro Italia, sono scoppiate le polemiche.
(Sisma all’italiana: Penna al pomodoro – Penne gratinate – Lasagne)
Tanto che lo stesso Charlie Hebdo ha così risposto:
(Italiani… non è Charlie Hebdo che vi costruisce le case, è la mafia!)
Ma come….? La libertà di stampa non è sacra? Ecco la nostra ipocrisia: va tutto bene finché ce la si prende con qualcosa che non ci tocca.
Se un musulmano se la prende per una vignetta come questa
(Maometto: una stella è nata!)
tutti a dargli contro accusandolo di essere contro la libertà di satira.
Quando invece nel mirino finiamo noi allora siamo autorizzati a protestare.
Attenzione: non giustifico in nessun modo la violenza di un attentato. Come posso comprendere la rabbia di chi ha perso casa e cari sotto le macerie e vede vignette del genere.
Il punto è che se esiste la libertà di pubblicare certi disegni allora esiste anche la libertà di dire che a me personalmente non fanno per nulla ridere e che questa per me non è satira senza che sia accusato di essere un censore o contro la libertà di stampa.
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Il problema è che se esprimi un’opinione che va contro il pensiero unico, diventi il male assoluto; quindi più nessuno ha il coraggio di dire quello che pensa. Ecco allora che ci censuriamo da soli. Non c’è neanche più bisogno di qualcuno che passi un pennarello nero su quanto scriviamo perché tanto ci pensiamo da soli, impauriti di essere etichettati come le pecore nere e marchiati. Capito il gioco?
Rifletti e #accendilamente
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