Immigrazione e pensioni – Parliamone


È vero che l’immigrazione è necessaria per sostenere il nostro sistema pensionistico? La risposta è: dipende dalle circostanze.

Vediamo allora alcuni dei fattori che influenzano i versamenti pensionistici.
[N.B. (1)Quanto segue è esclusivamente un’opinione personale espressa per alimentare il dibattito. (2)Non avendo trovato tutti i dati del 2017 sono costretto ad usare quelli del 2016]

 

Tasso di mancata partecipazione al lavoro

Il tasso di disoccupazione in Italia nel 2016 era dell’11,7% [Fonte Sole24Ore]. Per il nostro ragionamento però il semplice tasso di disoccupazione non basta poiché, come tutti sanno, esso viene calcolato come

Meglio utilizzare quindi il tasso di mancata partecipazione al lavoro che è una misura più ampia e per certi versi più accurata poiché comprende al numeratore non solo i disoccupati ma anche gli inattivi che non cercano lavoro e che sarebbero disponibili a lavorare e al denominatore questi ultimi e le forze di lavoro (occupati più disoccupati). Tale tasso risulta essere del 21,6% [Fonte Istat]
A cosa serve aumentare il numero delle persone presenti in Italia se tanto non c’è lavoro per quelle che già ci vivono? Per pagare i contributi è necessario un lavoro. Quale beneficio ne trarrebbero le casse dell’INPS se ad aumentare fossero solo i disoccupati?

 

Reddito medio annuo

Nel (pre-crisi) 2008 il nostro reddito medio annuo era di oltre 40.000 US$ e si è ridotto arrivando nel 2016 a poco più di 30.000 US$ [Fonte Banca Mondiale]
Anche qui il ragionamento è banale: se guadagniamo di meno paghiamo anche meno contributi.

 

Ore lavorate

Sempre considerando il periodo 2008-2016 le ore lavorate sono calate del 6,6%:
“Nei dati annuali fra il 2008 e il 2016 alla caduta dell’input di lavoro in termini di ore lavorate del 6,6% hanno contribuito in modo relativamente più intenso la pubblica amministrazione in senso lato (-7,0%) e in particolare il settore di attività economica amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria (-10,1%), le costruzioni (-28,5%) e l’industria in senso stretto (- 18,0%) che, insieme al lavoro indipendente (-9,5%), hanno subito un vero e proprio crollo nei primi 5 anni” [Fonte Istat]

In conclusione il numero di persone presenti sul territorio non è l’unico fattore che influisce sull’ammontare dei contributi pagati e, soprattuto in questa congiuntura sociale ed economica, neanche il più determinante.

Addurre quindi l’immigrazione incontrollata come motivazione principe per la sostenibilità del nostro sistema pensionistico risulta alquanto intellettualmente disonesto e porta a pensare che dietro ci sia in realtà una mera considerazione politica sulle regole dell’immigrazione. Se quindi così fosse, mi limito a fare due considerazioni:
1) Voler aiutare migliaia di persone a migliorare la propria condizione socio-economica è un proposito universalmente considerato positivo, ammirevole e che sostengo. C’è tuttavia una regola altrettanto universalmente riconosciuta valida anche dagli stessi volontari delle ong. Si tratta della prima regola del soccorso: il soccorritore (nel nostro caso l’Italia) deve essere in condizioni di sicurezza (almeno un lavoro e una casa per tutti) altrimenti rischia di trasformarsi da salvatore a vittima e il quadro della situazione può precipitare in un attimo senza neanche accorgersene.
2) La politica di immigrazione è prerogativa dello Stato o di organizzazioni non governative spesso straniere?

Mi piacerebbe quindi assistere ad un dibattito pubblico più di buonsenso che tenga conto non solo dell’aspetto umanitario che, per quanto fondamentale, non è l’unico fattore in gioco.

3 pensieri riguardo “Immigrazione e pensioni – Parliamone

  1. Un dibattito di buonsenso dici, purtroppo credo che nessuno sappia il motivo per cui i migranti dovrebbero contribuire al pagamento delle nostre pensioni future. Non se lo spiega neanche l’INPS. A parte la considerazione umanitaria, a parte il beneficio economico (?) delle cooperative ed associazioni che si occupano di queste persone, la situazione è assolutamente fuori controllo da qualsiasi punto di vista la si osservi. Diciottomila minori scomparsi, cifre da rabbrividire e di cui i buonisti non sembrano preoccuparsi affatto, orde di migranti violenti e maleducati, città intasate, affollate di gruppi di giovani migranti con cellulari in mano che elemosinano, e più non dico perché è sotto gli occhi di tutti. Alla fatidica domanda: in quale maniera gli immigrati contribuiscono al pagamento delle nostre future pensioni? tutto tace. Nemmeno i compulsivi della tastiera osano ipotizzare una qualsiasi risposta. E questo mi dà da pensare.

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    1. Contribuirebbero se ci fosse piena occupazione. In quel caso aumenterebbero il numero di lavoratori, di stipendi e di conseguenza di contributi.
      Rimane comunque il fatto che teoricamente la pensione di Giuliana dovrebbe provenire dall’ammontare del denaro che ha messo da parte (contributi pensionistici) durante la sua vita lavorativa e non dai contributi di altri. Bisogna tuttavia anche essere pragmatici e tenere conto delle numerose pensioni retributive con cui molti Italiani vivono e del buco che di conseguenza si è creato negli anni nei conti dell’INPS.
      È un problema molto più complesso di quel che si pensa.

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      1. Teoricamente è così, se io verso cento e di pensione prendo duecento dovrebbe essere perché i miei versamenti hanno fruttato nel tempo. Ma se quello che verso deve servire a pagare le pensioni degli altri (troppo alte) qualcosa non funziona

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