Se per caso avessi ancora qualche dubbio sul fatto che la comunicazione non sia solo verbale, ti invito a ripensare a tutte quelle volte in cui hai mandato un messaggio con il telefonino e il suo significato è stato frainteso. Perché? Il motivo è semplice.
Sei un cretino!
Se guidando con me affianco hai fatto un’imprudenza e te lo sto dicendo ad alta voce con una faccia corrucciata, è un insulto.
Se te lo dico con una voce divertita e mentre sorrido dopo essere stato vittima di un tuo scherzo, è un commento affettuoso.
Eppure la frase è la stessa. Ciò che fa la differenza sono la comunicazione para-verbale (ossia l’inflessione della mia voce) e non-verbale ( faccia corrucciata/sorriso).
In un messaggio di testo tuttavia è difficile riuscire a far trasparire l’emozione. In aiuto sono arrivate le emoticon e le emoji.
Devo essere sincero, la prima volta che le ho viste ho pensato “Abbiamo così tante difficoltà nel comunicare e ad esprimere un concetto per iscritto da aver bisogno di una faccina?!”. Poi ho capito di aver commesso un errore immane! Ma solo dopo aver litigato inutilmente per un messaggio equivocato. Lì mi sono effettivamente reso conto di quanta comunicazione viene persa quando non puoi guardare negli occhi il tuo interlocutore né ascoltare la sua voce.
Grazie quindi a questi simpatici disegnini che mi hanno aiutato ad evitare molti altri fraintendimenti.
P.S.
Poi l’essere umano, nel “abisso della psiche umana” (Giacomo Poretti), riesce a creare una polemica politica anche sulle emoticon perché, per alcuni, dei disegnini delle balle il cui unico scopo è dare colore e rendere un messaggino leggermente più interessante, devono essere anche etnicamente inclusivi; ossia deve esserci un emoticon per ogni colore della pelle esistente sulla faccia della terra. Eppure mi risulta che nessun essere umano sia giallo. Quindi non capisco la polemica. Ma come si diceva: misteri dell’abisso della psiche umana.