L’immigrazione irregolare proveniente dal confine italo-europeo del sud è argomento controverso e soggetto a tanta confusione.
Io non ho soluzioni a questo problema. Solo tante perplessità.
Quanto segue è una serie di domande e considerazioni esclusivamente rivolte al problema dei migranti economici.
1) In Italia il tasso di occupazione è poco sotto il 59%. L’Istat inserisce fra gli occupati tutti coloro che hanno lavorato almeno un’ora (quindi c’è dentro un po’ di tutto).
Che lavoro può fare chi arriva dall’estero se non ce n’è abbastanza per le persone (Italiani e stranieri) che sono già sul nostro territorio?
2) Il fenomeno delle occupazioni abusive è ben conosciuto in Italia.
Come possiamo fornire un’abitazione degna di questo nome se non ci sono abbastanza case per le persone che sono oggi in Italia?
3) È giusto che le politiche di immigrazione siano decise da qualcun altro che non sia il governo del paese accogliente?
4) Secondo la Banca Mondiale in Africa ci sono 650 milioni di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno.
C’è un limite al numero di persone che possiamo accogliere oppure no?
5) Ammettendo pure che tutte le persone in arrivo siano oneste, se si lasciano le frontiere aperte senza alcun controllo, come può uno Stato organizzare la vita dei sui cittadini e fare preventivi di spesa per i servizi di pubblica utilità (ospedali, trasporti, contributi economici di assistenza, ecc.) se non si ha idea di quante persone possano arrivare da un giorno all’altro?
Passiamo alle considerazioni.
a) Il numero di persone che arrivano in Italia è inferiore rispetto a quello di chi parte. Questo è dovuto alle morti (per mare e per terra), alla schiavitù e all’espianto di organi per chi non riesce a recuperare ulteriori somme di denaro durante il viaggio.
b) Le somme pagate ai gruppi criminali vanno da 2.000 a 30.000 dollari. Dall’Africa arriva chi è ricco abbastanza per poter scappare. l’Africano che vive con il famigerato dollaro al giorno non ha possibilità di andarsene. La “salvezza” è quindi riservata a chi se lo può permettere e a chi ha la fortuna di arrivare sano e salvo.
Sarebbe più sensato quindi organizzare dei viaggi direttamente dai luoghi di partenza per evitare i problemi di cui sopra.
c) Ho conosciuto due ragazzi arrivati con i barconi. Uno ha studiato informatica e l’altro è un operaio tessile.
Ci lamentiamo dei giovani ragazzi che abbandonano l’Italia perché non vedono futuro nel loro paese ed incentiviamo gli stessi ragazzi (africani) a lasciare la loro terra per gli stessi motivi?
d) C’è poi il primo principio del soccorso, messo in pratica anche dai volontari delle ong – ai quali non ho nulla da rimproverare perché ritengo essere persone di cuore. Il soccorritore deve essere in condizioni di sicurezza prima di poter intervenire; il rischio è altrimenti di trasformarsi da soccorritore a vittima. Voler proteggere i confini significa (anche) aprirli solo se si è certi di poter effettivamente fornire condizioni adeguate (lavoro e abitazione) a chi arriva. In caso contrario ci rimette non solo chi già presente all’interno dei confini, ma anche chi è appena sbarcato.
Permettere l’ingresso a chi arriva senza documenti è oggettivamente più pericoloso che far entrare solo chi ha un permesso regolarmente rilasciato. La probabilità che entrino delinquenti è significativamente maggiore nel primo caso che nel secondo. I mal intenzionati stranieri, oltre ad essere un costo (polizia, giudici, avvocati, prigioni ecc.), macchiano la reputazione dei loro connazionali onesti che vivono sul territorio. Ecco che poi aumenta la diffidenza nei confronti degli stranieri e con essa anche il razzismo.
Rendere la vita difficile ai delinquenti che vogliono entrare è interesse soprattutto delle comunità dei loro connazionali già presenti in Italia.
Come detto all’inizio, non ho soluzioni perché non sono competente in materia. Quello che vorrei vedere da parte della politica (senza distinzione di partito) e dell’informazione sono un briciolo di buon senso sul argomento ed un po’ di educazione nel dibatterne.
Emanuele