Gli imprenditori chiedono, oggi più che mai, di semplificare la burocrazia e rendere più snelle le regole. Ci sono politici che rispondono a questa richiesta sostenendo che regole e burocrazia servono a impedire ai “furbetti” di delinquere.
È colpa degli imprenditori onesti se ne esistono di disonesti?
No, bensì dello Stato che dimostra la sua incapacità nel fare i controlli necessari.
Aumentare le regole adducendo i casi di delinquenza a sostegno di tali politiche è come dire: visto che non sono in grado di far rispettare le regole ne aggiungo di nuove. Peccato che chi ieri non lavorava a norma di legge non cambierà certo idea con l’introduzione di una nuova; per di più l’unico effetto è quello di portare fuori mercato chi segue le regole a vantaggio di chi riduce i propri costi non rispettando la legge.
Chi ci guadagna dalla semplificazione?
- gli imprenditori che potrebbero concentrarsi sul proprio core business fiduciosi di poter operare più velocemente e rimanere, di conseguenza, al passo con il mercato
- i dipendenti che aumenterebbero di numero a seguito della crescita delle aziende
- lo Stato che potrebbe semplificare i controlli riducendo contestualmente il tempo impiegato per farli e aumentandone l’efficienza
La corruzione è come il sesso: bisogna essere almeno in due
Questa brutta malattia così diffusa in tutto il mondo è direttamente legata alla burocrazia: se un’autorizzazione è inutile, tanto vale togliere quel passaggio e la corruzione non può avvenire poiché mancherebbe la persona da corrompere; se invece è fondamentale allora il controllo dello Stato sui propri dipendenti deve essere maggiore (se questi dovessero dimostrarsi in maggioranza disonesti).
Il concetto è semplice
Con il corretto numero di norme ci guadagna tutta la società.