Un uomo, di nome George Floyd, muore a causa di una palese violenza ingiustificata da parte di un poliziotto. Scoppiano le proteste.
Con chi se la prendono i manifestanti? Con il sindaco (democratico) di Minneapolis? No. Allora forse con il governatore (democratico) del Minnesota da cui dipende la polizia? Neanche. Se la prendono con Trump (repubblicano) che nulla ha che fare con la vicenda.
Lo stesso Trump sostiene che i manifestanti violenti debbano essere controllati con la forza. La rabbia aumenta.
Barack Obama, in seguito a proteste simili avvenute nel 2015, utilizzò queste parole:
“Quando le persone usano il piede di porco e iniziano a buttare giù porte per saccheggiare, non stanno protestando, non stanno facendo una dichiarazione: stanno rubando. Quando bruciano un edificio, commettono un incendio doloso. E stanno distruggendo e minando le imprese e le opportunità nelle loro stesse comunità. Quindi è del tutto appropriato che il sindaco e il governatore, con cui ho parlato ieri, lavorino per fermare questo tipo di violenza e di distruzione senza senso. Questa non è una protesta. Questa non è una affermazione. Sono teppisti che approfittano di una situazione per i propri scopi e devono essere trattati come criminali”.
Non mi risulta nessun giornalista se la sia presa con il premio Nobel per la Pace a causa di queste affermazioni.
Povero George Floyd: prima ucciso senza motivo e poi strumentalizzato senza ritegno.