Bisogna “Combattere le diseguaglianze”. Ma ha veramente senso?
Enrico fa parte di una comunità di 1.000 persone che possiedono 100€ a testa, scrive un libro e lo vende a 10€. Supponiamo che in 50 decidano di comprarlo: avremo quindi una persona con 600€, 949 con 100€ e 50 con 90€. Si è creata diseguaglianza senza alcuna ingiustizia perché 51 persone hanno volontariamente deciso di scambiarsi dei beni.
Chi sostiene di voler aumentare le tasse ai ricchi per ridistribuire il denaro fra i poveri dimentica un concetto fondamentale: la ricchezza deriva dal lavoro. E il lavoro non si crea, per definizione, attraverso la redistribuzione – né tantomeno per decreto – bensì, molto più banalmente, creando le condizioni per chi ha voglia di lavorare di poterlo fare.
La vera povertà è la mancanza di opportunità
Togliere al ricco per dare al povero rende il secondo dipendente dal primo (dipendenza non è certo sinonimo di libertà). La risposta alla povertà si chiama opportunità: più che combattere le scuole paritarie serve migliorare l’offerta di quelle pubbliche; oltre che aggredire la criminalità con forze dell’ordine e tribunali bisogna sottrarle manovalanza offrendo posti di lavoro.
Una persona può migliorare la propria condizione economica solo se esistono intorno a lei opportunità formative e lavorative da poter cogliere, viceversa avrà come unica opzione quella dell’assistenzialismo. Se la scelta è ridotta a una singola alternativa non si è più liberi bensì schiavi.
Poveri e schiavi. Cornuti e mazziati.
Bell’articolo!! aggiungerei che la ricchezza derivata dal lavoro non è solo quella economica ma nel vedere riconosciuta la propria dignità di uomini!!
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E come può ,l’italia, creare opportunità?
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